Paolo e Francesca a Gradara

Paolo e Francesca a Gradara

Nella Rocca di Gradara ci sono passati e ci hanno vissuto personaggi importanti. Dalla famiglia Malatesta, signori di Pesaro e Rimini, a Paolo e Francesca, di dantesca memoria, dagli Sforza a Lucrezia Borgia.

La dolcezza dei pendii, la vista del mare in lontananza e la bellezza del luogo dovrebbero accompagnare l’immaginazione a immergersi in pensieri di serenità e amore. Così come le stanze della Rocca, all’interno del Castello di Gradara, dovrebbero suggerirci idilliaci intrattenimenti per i pochi e fortunati ospiti e inquilini. Eppure proprio in questo luogo ameno si è verificato un dramma amoroso, che Dante riporta nella Divina Commedia.

“O anime affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!”.

Il Poeta canta il dramma nel V Canto dell’Inferno. È la storia di un tradimento, di un amore impossibile, di una passione irresistibile, che un romanzo galeotto -nell’immaginazione di Dante- scatenò. È la storia di Paolo e Francesca.

Mentre Paolo tace (difatti non parlerà mai), Francesca si apre al Poeta:

“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

Amor ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense”.

Spieghiamo brevemente gli eventi. Francesca da Polenta, dei signori di Ravenna, sposa Gianciotto Malatesta, signore di Rimini e Pesaro. Gianciotto è brutto, sciancato, zoppo, ma è dotato di intelligenza e intraprendenza. Gianciotto ha un fratello, appunto Paolo, che invece è bello e affascinante. Francesca, convinta che il suo promesso sposo fosse lo stesso Paolo, se ne innamora e in men che non si dica instaura con lui una relazione amorosa clandestina. Quando Gianciotto scopre la tresca non esita un attimo a massacrarli: li passa entrambi a fil di spada.
Dante apprese la storia alla corte della famiglia Polenta a Ravenna, dove si trovava ospite, dopo un lungo peregrinare, in seguito all’esilio da Firenze. (Il Poeta era ricercatissimo e conteso dalle varie corti nobiliari italiane). Dante prova una grande pietà per i due innamorati, probabilmente perché lui stesso, nonostante fosse sposato, si era innamorato di un’altra donna, cioè Beatrice.

Dante nella sua pietà ed empatia per questi due sventurati dell’amore si dispera fino addirittura allo svenimento.

“Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade”.

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