Ci avviciniamo al centenario dell’inizio della Grande Guerra e leggendo il libro di Martin Gilbert La grande storia della Prima guerra mondiale, mi sono imbattuto in una tragica poesia di A.E. Housman, A Shropshire Lad (Il ragazzo dello Shropshire). Il libro – come quasi tutti i libri degli storici anglosassoni – è scritto benissimo, quasi fosse un romanzo; pertanto consiglio a Umberto Eco e accoliti di lamentarsi della mancanza degli storici italiani di scrivere in un italiano comprensibile (non tutti, ma la maggior parte), invece, spesso, ci troviamo di fronte a un puro esercizio di sfoggio di cultura, come se scrivessero solo per accademici (chissà perché si pensa che più le cose sono incomprensibili più sono considerate di alta cultura…). La cultura anglosassone è da decenni che fa divulgazione in ambito umanistico e scientifico, con risultati notevoli: grazie a questo molti studenti si avvicinano a tali materie, soprattutto scientifiche. Noi che abbiamo una cultura elitaria, ne paghiamo tutti i ritardi. Basta, mi taccio.
Il ragazzo dello Shropshire
Sul pigro colle estivo,
sonnolento al fluire dei ruscelli,
odo lontano il tamburino incessante
qual suono in sogno tambureggiare.
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Lontano e vicino e piano e forte
sulle strade della terra passano
cari agli amici e carne per il cannone
i soldati marciando, tutti alla morte.
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A est e a ovest su campi dimenticati
sbiancano le ossa dei compagni trucidati,
bei ragazzi e morti e marciti;
chi parte mai più ritornerà.
˜
Lontano squilla il richiamo della tromba,
alto risponde il grido del piffero,
liete seguono le fila scarlatte:
son nato da donna, risorgerò.
˜
(1896)